Ecomafia2013_slide_1_@legambiente

Ecomafia2013_slide_1_@legambienteI numeri sono impressionati e in crescita. 34.120 reati ambientali accertati nel 2012 (erano 33.817 nel 2011) e una stima di 16,7 miliardi di euro di fatturato. Sono quelli del fenomeno “ecomafia”, puntualmente registrato e monitorato dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente nel rapporto annuale presentato alla stampa e ai massimi rappresentanti delle Istituzioni il 17 giugno a Roma.

Fenomeno favorito da una situazione di diffusa illegalità e che lascia spazio, sotto gli occhi di chi non vuol vedere, ad ogni illecito: dall’abusivismo, al traffico di rifiuti tossici (sequestrati nei nostri porti 14 mila tonnellate,  il doppio dei quantitativi dello scorso anno) alle discariche abusive  fino alla spartizione di appalti. Simbolo ne sono quei 25 comuni sciolti per infiltrazione mafiosa.

Eppure, precisa Antonio Pergolizzi nella video intervista concessa a Cittadini reattivi,il ruolo dei cittadini e delle associazioni è fondamentale“. Sentinelle e custodi di un territorio che se non amato e tutelato, diventa preda di imprenditori senza scrupoli e delle organizzazioni criminali. Che come ricorda il coordinatore dell’Osservatorio Ambiente e Legalità “sono da tempo infiltrati anche nel ciclo delle bonifiche ambientali“. Dato che ci era stato confermato da Daniela Mazzuconi, relatrice delle Commissione d’Inchiesta Parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti. Ma se da entrambi, arriva la conferma delle migliaia di siti da bonificare, oltre i Siti di interesse nazionale,  arriva anche di un fatto positivo: molte delle indagini che poi hanno portato all’individuazione di reati ed illeciti “sono partite proprio dalla segnalazione dei cittadini”.

Ma è a partire dal ciclo dei rifiuti urbani e speciali (quelli espulsi dai cicli produttivi) che Pergolizzi suggerisce di tenere alta la guardia. “Solo attuando una politica di riciclo, riuso, controllo accurato del ciclo dei rifiuti possiamo combattere l’ecomafia”. Senza dimenticare, però, che il nostro Paese non ha ancora introdotto nell’ordinamento penale il reato di “delitto ambientale”.

 

 

 

 

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