“Una bella pagina di memoria e di speranza” per un’Irpinia libera dall’amianto. Nelle parole di Francesco Iandolo, il referente provinciale di Libera contro le mafie di Avellino, c’è la sintesi di una serata eccezionale, chiusasi con l’impegno di Don Luigi Ciotti e Maurizio Landini, di adoperarsi per lo spostamento del processo per l’ex Isochimica, la fabbrica causa di dolore e morte, da Napoli ad Avellino.
E di portare il caso, insieme a Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, in tutte le sedi pubbliche per illuminare responsabilità, bonifiche e indagini epidemiologiche. Atto simbolico ma necessario per una comunità che sta raccogliendo le firme e che chiede a gran voce giustizia, dopo trent’anni di silenzi.
Sul palco del Centro Sociale Samantha della Porta, ieri 27 settembre, sono scorse le immagini di repertorio della fabbrica di allora e il sito contaminato di oggi girate con il drone. “Perché bisogna far vedere; capire cosa è successo, ricostruire la memoria” ci racconta Giovanni Centrella, l’autore del video che richiama alle lotte operaie inascoltate, attive già nel 1985. “Sono stato messo a lavorare, subito, il giorno del mio colloquio, in mano uno scalpello e un raschietto. Tornai a casa bianco, sui mezzi pubblici pieno di polvere che ricopriva il mio vestito buono per l’occasione” ha raccontato Nicola Abrate nella sua testimonianza accorata, chiedendo giustizia per i 23 colleghi morti e le indennità che la legge prevede per i lavoratori esposti ma che INAIL ad oggi non ha riconosciuto.
Alla radice della folle impresa di Elio Graziano, il patron di Isochimica, deceduto lo scorso anno, ci sono i 3000 vagoni da scoibentare per conto di Ferrovie dello Stato, senza nessuna adeguata attrezzatura di sicurezza per i lavoratori, con camion scoperti che uscivano dalla fabbrica colmi d’amianto, destinato non si sa dove. Ma c’è stata anche la disoccupazione cronica e il terremoto dell’Irpinia che aveva messo in ginocchio migliaia di famiglie. E il non sapere, l’ignorare il pericolo mortale della fibra killer.
Quando altri già sapevano, tra omertà e connivenze, come ha raccontato Gigi Maraia di Ariano in Movimento, il figlio del professore Giovanni, mancato lo scorso anno, che diede vita al primo esposto alla magistratura che innescò l’apertura delle indagini della magistratura nel 2008. E che tanto fece insieme a Medicina Democratica per portare informazione a quei ragazzi, carne da macello, nell’indifferenza generale.
Già, perchè dei 330 operai dell’Isochimica che aprì i battenti nel 1983 ed li chiuse per fallimento nel 1990, 243 sono ammalati di malattie asbesto correlate, 23 sono morti, tra le sofferenze atroci date dal mesotelioma, il cancro alla pleura causato dalle fibre d’amianto. Come la vedova Antonietta Mariella ha ricordato alla platea, con il coraggio del raccontare il dolore della perdita del proprio caro, davanti a don Luigi Ciotti. Il presidente di Libera già due anni fa aveva incontrato le madri di Borgo Ferrovia preoccupate per il futuro dei loro figli, potenzialmente esposti mentre giocano nel campo sportivo, a ridosso della fabbrica tutta da bonificare. “Ma dobbiamo bonificare anche le parole, a partire da legalità, concetto di cui ormai tutti si riempono la bocca: ma non può esserci legalità senza giustizia”.
E mentre il sindaco Foti ha ricordato come il sito di Isochimica sia dal 2014 riconosciuto ufficialmente come sito di interesse regionale da bonificare, come enti di controllo e ricerca si preparino ora all’indagine epidemiologica, con un ritardo enorme dovuto all’omertà e alla corruzione delle precedenti amministrazioni, ora il comune di Avellino si è costituito parte civile nel procedimento giudiziario, sul palco si sono riconciliate due dimensioni che per troppo tempo, nel modello di sviluppo infinito e industriale, sono state divise: quella dell’ambiente e della salute e quella del lavoro.
La parola sostenibilità è stata usata sia da Michele Buonomo presidente di Legambiente Campania che da Maurizio Landini, ora nella segreteria nazionale della CGIL, fresco della delega al tema amianto. “Non possiamo dimenticare i nostri errori e le nostre responsabilità ma dobbiamo ripartire dalla concezione di un lavoro sostenibile, proprio mentre in Italia si sono chiuse la maggior parte delle fabbriche che dovevano fare innovazione proprio nei trasporti, ad esempio”, ha ricordato Landini, confermando che la CGIL porterà anche il caso Isochimica all’attenzione delle istituzioni in vista della prossima conferenza nazionale sull’amianto.
Anche per questo sono riusciti in una grande impresa i ragazzi di Libera Avellino: mettere insieme la società civile che può chiedere cambiamento intorno a tre parole: verità, giustizia e speranza. Dagli ex operai ai familiari delle vittime, dalle associazioni ai sindacati, fino agli amministratori. L’iniziativa, infatti, è stata organizzata da Libera in collaborazione con gli ex operai della fabbrica dei veleni, Cgil, Arci, Ariano in Movimento, Legambiente, Rifondazione comunista, patrocinata dal Comune di Avellino.
Giovani menti preparate, attente al bisogno futuro di un territorio vessato che ascoltano, agiscono e fanno memoria. “Spesso siamo stati gli unici a presenziare alle udienze” ci ha raccontato Emilia Noviello, attivista e futura giurista, al processo ora in fase dibattimentale nell’aula bunker di Poggio Reale.
E hanno scritto davvero, questi giovani impegnati, per quella che è la nostra esperienza, una pagina di storia per una comunità che si è ritrovata nell’incontro pubblico, affollato di donne, uomini e bambini. E proprio nelle parole di una bambina, Benedetta, la richiesta di futuro di una città che ora deve ripartire, che immagina al posto del sito contaminato un parco verde, senza dimenticare coloro che sono morti lavorando.
E l’esempio di Casale Monferrato, oggi, ci dice che la rivincita contro l’amianto è possibile.
Per approfondire:
Tutti gli articoli e le inchieste di Rosy Battaglia e Cittadini Reattivi sull’amianto
Su Donna Moderna “Amianto, cinque storie di amianto in prima linea”
Su Wired Il prezzo dell’amianto
La canzone degli Assalti Frontali premiata dal Premio Eternot
Il video teaser de “La rivincita di Casale Monferrato”