Riprendiamo lo spazio aperto sul nostro blog ai contributi di esperti, tecnici, medici e scienziati, sul tema della tutela del territorio e dell’ambiente, della salute, del rispetto della legalità. Lo facciamo partendo dalla Val di Susa, territorio resiliente, resistente e reattivo con la cronaca pungente di Claudio Giorno, storico e tecnico del movimento NO TAV che si oppone, ormai da 30 anni, alla costruzione dell’ennesima grande opera, il Treno ad Alta Velocità Torino-Lione e che risiede nella valle alpina “che si vorrebbe vocata a corridoio di transito tra la Pianura Padana e la Francia”. Intervento che ci riporta al bisogno di un’informazione indipendente, proprio là dove ci sono i conflitti ambientali e dove il territorio avrebbe bisogno di cura e tutela.
Un disastro ambientale, così come è accaduto nella calda estate italiana, costellata da innumerevoli incendi, che appare di proporzioni immani, in questi giorni di ottobre in cui le centraline di misurazione delle micropolveri danno, in tutta la pianura Padana, partendo dal Piemonte e Torino, passando per la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, valori altissimi. Inquinamento atmosferico, siccità, vento, cambiamento climatico ci mettono di fronte a responsabilità precise sul nostro futuro.
Lunedì 23 ottobre, trentaseiesima ora di foehn, quando comincio a scrivere. L’Arpa – l’agenzia per la protezione dell’ambiente del Piemonte che aggiorna ogni 24ore i bollettini-meteo si ostina a scrivere che i venti, da nord, in montagna, sulle Alpi, saranno forti o molto forti ma con generale attenuazione della ventilazione dalla tarda serata. Peccato che abbiano scritto la stessa cosa ieri sera e che ‘sta notte le folate di vento non siano mai cessate e neanche si siano attenuate… Eppure sono gli stessi meteorologi che avevano previsto con largo anticipo che domenica – al posto della agognata pioggia – sarebbe arrivato il vento ad asciugare quel po’ di umidità che “una saccatura atlantica” avrebbe dovuto spargere (pur con parsimonia) sulla vegetazione inaridita da uno dei più lunghi e ininterrotti periodi di siccità da quando si raccolgono i dati sul clima.
Clima che cambia – come hanno “sperimentato” in California dove incendi spaventosi hanno appena fatto decine di vittime, bruciato centinaia di abitazioni devastato coltivazioni (in particolare i loro recenti ma già famosi vigneti)! Come hanno sperimentato in Portogallo per lo stesso motivo o in Irlanda e Scozia per i recenti uragani atlantici che dai tropici si stanno “spostando” anche verso l’Europa. Come sperimentano da sempre nei luoghi in cui si muore in migliaia sotto le inondazioni e senza “fare notizia”.
Notizia: in questi due giorni (e una notte) mi è tornata prepotentemente in mente la battuta feroce di Luca Rastello: “Torino è il luogo della nostra galassia più distante dalla Valle di Susa”. Luca si riferiva al Tav (alla lotta No Tav) che da ormai trent’anni si svolge in Valle di Susa, a venti chilometri da Piazza Castello, (e che qualche volta è sconfinata proprio anche nel cuore della città dove ha sede la Prefettura) senza che i “torinesi” ne siano mai stati coinvolti più di tanto: salvo una rumorosa minoranza pregiudizialmente schierata per il “si al progresso” (Fiat-banco-centrico) e una stravagante manciata di intellettuali che non si preoccupano di essere accostati “ai violenti dei centri sociali” e agli “anarcoinsurrezionalisti” un giorno si e uno anche dalle redazioni subalpine della stampa mainstream.
Stampa&Repubblica avevano dedicato pagine (e il TiGiPiemunt minuti preziosi) all’allarme smog (polveri sottili) che aveva costretto la GiuntAppendino a un progressivo blocco del traffico in città e invitato i cittadini a chiudere porte e finestre per limitare i danni alla salute. Ma sta mattina finestre spalancate e collettivo sospiro di sollievo: la conduttrice di turno del TiGi…”provinciale”, alle 7 e 30, commenta una nitidissima immagine della città ripresa dal Colle della Maddalena e indica una nuvola – secondo lei di smog – che “il vento della Val di Susa” – (testuale) – spinge via! E – (collegandosi con polizia municipale e stradale) – da il “liberi tutti” agli automobilisti (nel caso qualcuno si fosse per una volta astenuto dall’andarsi a imbottigliare in tangenziale…). Non un commento sul perché del superamento dei limiti e sugli unici rimedi (più Treni, meno Tav). Poi – laconica (e dopo aver richiamato le notizie di calcio) – da la linea a una collega che dedica venti secondi scarsi all’incendio dei boschi sopra Bussoleno, alla evacuazione, nella notte, di alcune Borgate (anche a Caprie, Rubiana e Cumiana) e all’intervento di due Canadair…
Canadair: se la memoria non mi tradisce anche sull’acquisto di questi aerei ci fu qualche polemica qualche anno fa. (del resto proprio nella Onestatorino siamo riusciti a rubare anche sulle valvole cardiache!). Ma se ci sono dei “bombardieri” (ad acqua) di cui nessun pacifista si sognerebbe mai di contestare l’acquisto questi sono gli aerei/cisterna capaci di caricare una enorme quantità d’acqua scendendo a volo radente sul mare o su un lago per poi rilasciarla – (questa si una “bomba d’acqua”) – sul divampare delle fiamme (magari alimentato dal vento). Geniale l’inventore di questo mezzo anti- incendio, straordinari e coraggiosi i piloti; (se si capitata a Imperia si può assistere per ore ai loro voli di addestramento. Incalcolabili gli ettari di boschi salvati in tutto il mondo e le vite umane risparmiate, ma anche a costo di qualche incidente mortale: vederli volare con la pancia piena d’acqua e un attimo dopo virare sotto le folate di vento alleggeriti dall’improvviso scarico dell’acqua, e a pochi metri dai tralicci e dai cavi dell’alta tensione, fa venire i brividi.
Brividi che non hanno potuto provare (e non provano) le decine di vigili de fuoco – effettivi e non – e i volontari AIB (le squadre anti-incendi boschivi) che hanno combattuto e continuano a combattere nell’atmosfera arroventata da fiamme che le folate di vento (e le essenze arboree aggredite) innalzano per decine di metri rilasciando un fumo dal cui colore si capisce – purtroppo – il patrimonio forestale che stiamo perdendo: faggi, conifere, ettari di bosco e sottobosco che ci sono voluti decenni perché crescessero e che se ne vanno – per sempre – in una manciata di minuti. E senza contare gli animali intrappolati o spinti verso aree a maggior rischio da quelle in cui si erano insediati (il nostro “infrastrutturatissimo” fondovalle)… Saranno anche fortunati i popoli che non hanno bisogno di eroi, ma noi i nostri eroi della porta accanto ce li teniamo stretti. Tantopiù che se oltre che dalle “calamità naturali” ci dobbiamo difendere da quelle “antropocentriche” (e non mi riferisco solo ai “piromani” che pure purtroppo esistono e “sono tra noi”: anche sta volta sarebbero stati trovati gli inneschi). Perché ci sono anche i piromani col colletto bianco, quelli della sprezzante battuta che dice che in Valle di Susa non c’è gran che da difendere… E a loro diciamo che mai come in queste occasioni si percepisce bene che è vero l’esatto contrario: perché l’inquinamento atmosferico e l’impoverimento del territorio generato da un incendio di queste proporzioni non si sottrae agli ossidi di azoto o alle polveri generate da un cantiere, ma si somma! E perché entrambi – come un cane che si morde la coda – hanno in comune (perché la subiscono e/o la provocano) la mancanza d’acqua!
Acqua: non piove da mesi ormai, e il vento – questo vento – in Valsusa diciamo per esperienza che dura anche tre giorni (ma per una volta speriamo che abbia ragione chi scrive i bollettini Arpa anche se gli “addetti alla comunicazione” potrebbero essere gli stessi che ci “tranquillizzano” su polveri, amianto, e radioattività e su qualunque incidente scappi al Buondio che questa società neo-pagana ha posto a tutela del Pil e della sua Crescita (con la C volutamente maiuscola).
E d’acqua sono composte in buona parte anche le lacrime: la faccina che piange delle “emoticon” è stata ed è la più usata in queste ore di fuoco nei commenti sui “social”. Che hanno a mio modesto avviso offerto in questa occasione l’ennesima “prova di forza”. Ci sono in rete tantissime immagini (anche molto valide tecnicamente) che costituiscono una documentazione spontanea e collettiva di questo ennesimo disastro ambientale che stiamo subendo. (Particolarmente impressionanti le foto della notte). E toccanti i commenti generalmente misurati (altro che popolo degli insulti), sempre coinvolti e coinvolgenti: sono stati (e sono) la nostra rete di informazione “autonoma e civica ” che nessun giornale può più garantire; che sia nazionale ma anche locale: le testate on line sono anzi andate a rimorchio dei post dei “comuni cittadini”. La rete – insomma – ha saputo svolgere in questa grave occasione una sorta di “servizio pubblico partecipato” che ha affiancato (senza correrne ovviamente i rischi) le centinaia di volontari che hanno sin qui contenuto le proporzioni dell’evento.
Borgone Susa, 23 ottobre 2017 – Claudio Giorno
Claudio Giorno è nato nel 1949 a Borgone Susa (Torino) dove risiede. Si occupa fin dal 1973 di Territorio e Ambiente. La sua attività associazionistica, politica e sindacale – anche grazie al fatto che ha lavorato nel mondo delle infrastrutture e dei trasporti e risiede in una valle Alpina che si vorrebbe vocata a corridoio di transito tra la Pianura Padana e la Francia – si è svolta prevalentemente in ambito trasporti. Ha collaborato con molte Associazioni da Pro Natura a Legambiente al WWF, ad Attak; ha co-fondato il “Comitato Habitat” per la difesa dei Cittadini e della vivibilità del territorio e “SOS Transit” per la limitazione del traffico nel territorio Alpino e la salvaguardia del suo delicato ecosistema. Ha collaborato e collabora con diverse testate locali e nazionali, dal periodico “Dialogo in Valle”, ai settimanali della Valle di Susa, a varie riviste di Politica e Ambiente, al quotidiano “il Manifesto”. Con l’avvento del “progetto Tav” voluto da Lorenzo Necci si impegna, assieme ad altri tecnici, professionisti, docenti universitari, e ambientalisti in un lavoro di analisi critica delle promesse progettuali dando vita a un Movimento che si radicherà poi fortemente a livello locale contro la realizzazione della Torino-Lyon, ma che era partito in ambito nazionale in parallelo alle contestazioni relative alle prime tratte progettate ed avviate (Roma-Napoli, Firenze-Bologna, Torino-Milano).