#CittadiniReattivi documenta e testimonia da sempre le lotte civili per i beni comuni. A partire dall’acqua. Anche per questo è stato particolarmente importante partecipare al “Water Watch Summit: strumenti e visioni per la gestione della risorsa acqua su scala urbana“., evento  promosso dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli  e MM SpA.

Una giornata dedicata all’acqua, all’uso sostenibile delle risorse e al cambiamento climatico: tutte tematiche che hanno sempre visto  la rete nazionale dei  #CittadiniReattivi in prima linea nella loro difesa.

Il programma dell’evento ha visto il susseguirsi di relatori provenienti da diversi paesi d’Europa e realtà che hanno saputo raccontare le proprie esperienze della gestione idrica e della gestione dello spazio urbano.

A noi è toccato ricordare l’importanza della partecipazione, del diritto di accesso alle informazioni ambientali e al diritto di sapere, del coinvolgimento dei cittadini e riportare alcuni esempi di esperienze dal basso per la protezione delle risorse naturali.

Tra spreco e cambiamento climatico. Tra alluvioni e siccità, in che stato è l’acqua in Italia? Una domanda importante e per nulla scontata, dopo che il nostro Mediterraneo è stato definito dai ricercatori del CNR “zuppa di plastica” e alla luce dell’ennesima notifica di infrazione da parte della Commissione Europea, per la violazione della direttiva sulla gestione delle acque reflue. Senza dimenticare che siamo già stati condannati lo scorso maggio dalla Corte di Giustizia europea per una somma forfettaria di 25 milioni di euro e una penalità per ogni 30 milioni per ciascun semestre di ritardo di mancata applicazione,

Salviamo il fiume Olona

Eppure, proprio da una delle zone più inquinate della Lombardia, nella valle del fiume Olona, all’altezza del Parco del Medio Olona, sono stati proprio i cittadini a sollecitare le istituzioni alla sua bonifica e alla depurazione.

Anni di inerzia politica hanno portato la “non gestione” del ciclo integrato delle acque in provincia di Varese, facendo sì che il fiume Olona diventasse uno dei fiumi più inquinati d’Italia. Ma grazie all’attenzione di cittadini e delle associazioni, con il monitoraggio civico delle acque, usando anche i social media,  si è riusciti a tenere alta l’attenzione tant’è che in questi ultimi anni la situazione è migliorata. Nel web-doc Salviamo il fiume Olona, Cittadini Reattivi ha documentato questo processo.

Tutto ciò ha portato, ad esempio, alla nascita del progetto di monitoraggio in collaborazione con Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, all’istituzione della figura della “sentinella” del fiume, che nel caso di sversamenti e condizioni critiche delle acque può contattare direttamente l’ente di controllo per l’intervento in loco.

I cittadini si sono, quindi, rivelati parte attiva nella tutela di un bene comune come il fiume e lo stato delle sue acque. Da parte delle istituzioni, invece, poco è cambiato. Non sono stati fatti investimenti sui depuratori, non c’è ancora una mappatura precisa delle reti fognarie e degli scarichi industriali.

Brescia, basta veleni e il referendum sull’acqua.

Una delle città più industrializzate d’Europa. Ma anche una delle più contaminate. Insieme al sito di interesse nazionale Sin Caffaro, l’intensa attività industriale ha fortemente influito sulle matrici ambientali della città di Brescia. Dalle falde acquifere, con l’acqua che è stata contaminata da cloro esavalente, alle diossine e PCB. Alle discariche incontrollate su tutto il territorio provinciale. Una pressione ambientale fortissima che ha fatto sì che a Brescia sia nato un movimento civico variegato e trasversale che ha portato, il 10 aprile 2016, oltre 15 mila persone e tutti i sindaci di Brescia e provincia a manifestare per chiedere “Basta Veleni”. La lotta per acqua, terra e aria, intesi come beni comuni ed indispensabili per una buona qualità della vita è culminata con la mobilitazione per il referendum per mantenere l’acqua pubblica che si terrà il prossimo 18 novembre.

Bussi al Tirino, Stato e cittadini contro Edison

Abruzzo. Bussi al Tirino,  Anche qui un sito di interesse nazionale, fortemente contaminato che ha visto lo Stato costituirsi parte civile nel processo contro Montedison, colpevole di aver contaminato con sostanze cangerogene sversate dai propri stabilimenti le acque del fiume Tirino e le falde acquifere, avvelenando l’acqua per 700 mila persone. La lotta congiunta del Movimento per l’Acqua Pubblica e l’avvocatura di Stato per far rispettare il principio “Chi inquina paga” è una case history internazionale presentata anche al Forum mondiale dell’Acqua Pubblica, che la prescrizione non fermerà: il reato di inquinamento delle acque è stato compiuto e provato.

Le Mamme No PFas.

In Veneto l’inquinamento da Pfas, composto chimico sversato dalla Miteni di Trissino nelle falde acquifere ha contaminato l’acqua potabile di 24 comuni tra le province di Vicenza e Rovigo,  coinvolgendo una popolazione di 300 mila abitanti. Inquinamento provocato ad insaputa delle popolazioni e degli enti di controllo, a partire dagli anni 90, con impatti sulla salute già accertati nelle nuove generazioni. Per l’emergenza decretata dal governo, secondo Arpav, Miteni è responsabile per oltre il 97% della contaminazione, ma l’azienda, sotto processo, ha chiesto di aprire la procedura fallimentare a fine ottobre.

Legambiente ha presentato al ministro dell’Ambiente Sergio Costa quasi 15 mila firme per chiedere limiti più stringenti dei composti chimici nelle acque, a tutela della salute, ora non ancora previsti dalla legge.  A 5 anni dalla conferma dell’inquinamento da Pfas ancora nulla di fatto e nello status quo delle istituzioni, ancora una volta sono i cittadini, e in questo caso le madri dei ragazzi esposti, a cercare di mobilitare l’opinione pubblica con la campagna, chiedendo lo stop ai Pfas e a tutti gli inquinanti emergenti, non normati.

Che cosa possiamo fare noi?

E’ necessario continuare a raccontare le buone pratiche di partecipazione, documentare l’attività dei cittadini a tutela dei beni comuni. Anche per risolvere i conflitti e far evolvere il dialogo tra le comunità e la Pubblica Amministrazione, nell’interesse pubblico. Con il progetto Storie Resilienti, producendo due doc-inchiesta e un ebook, sostenuto dal basso e aperto alle donazioni, Cittadini Reattivi sta cercando di documentare e indagare in modo indipendente e multimediale, alcune delle comunità più reattive e resilienti d’Italia.

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