#Datibenecomune. L’appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato lanciato poco fa e vi invitiamo a sottoscriverlo e firmarlo sulla piattaforma di Change.org. Promosso dall’associazione Ondata.it e da Transparency, vi hanno aderito già moltissime associazioni, giornalisti e organizzazioni della società civile impegnati per la trasparenza, tra cui The Good Lobby, Legambiente, Scienza in Rete, Fondazione Gimbe, Openpolis e tanti altri.
Come sa bene chi ci segue, la crisi Covid-19 ha fatto emergere, ancora una volta, la mancanza di trasparenza, anche sui dati sanitari, come vi abbiamo raccontato in questi mesi. Mancanza di trasparenza atavica, come sappiamo, da cui da sempre Cittadini Reattivi si batte, anche in ambito istituzionale.
Eppure, ad oggi il tavolo dell’Open Government Partnership Forum, organismo voluto proprio dalla Presidenza del Consiglio per promuovere la cultura della trasparenza in Italia, non è stato convocato neanche virtualmente in questi mesi. Ne riparleremo, ora l’emergenza e l’importanza dei dati aperti è sotto gli occhi di tutti.
E’ in base alla loro esistenza, o alla loro inesistenza, che ne va della nostra vita, dei nostri cari e degli operatori sanitari.
Il testo della lettera su datibenicomuni.it
La nostra lettera aperta
Viviamo una grave crisi. La società civile italiana, una delle più mature e competenti del mondo, è pronta a supportare le istituzioni nel farvi fronte.
Per farlo, però, ha bisogno di dati. La cittadinanza, stremata, chiede risposte mirate, meno gravose di “tutti in lockdown“. Elaborarle richiede dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini. Il nuovo sistema di classificazione del territorio nazionale in tre aree di rischio rappresenta, in questo senso, un’opportunità, perché comporta un sofisticato sistema di monitoraggio nazionale e quindi genererà, si presume, molti dati di qualità.
Il governo è consapevole di tutto questo. Un recente documento di indirizzo pone “la trasparenza e l’accessibilità dei dati al centro della strategia di gestione del rischio pandemico”. Pandemia a parte, l’Italia si impegna da tempo per la trasparenza amministrativa. In sede internazionale, per esempio, siede nel board dell’Open Government Partnership. Purtroppo, adottare un indirizzo non è sufficiente: bisogna anche tradurlo in pratica. E questo significa lavoro duro: misure attuative, integrazione di flussi informativi, data stores. Come sempre, la differenza tra il dire e il fare è… il fare.
Per questo, chiediamo al Governo Italiano di:
- rendere disponibili, aperti e interoperabili (machine readable) e non aggragati, tutti i dati comunicati dalle Regioni al Governo dall’inizio dell’epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico (compresi tutti gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio e di accertamento e quelli di risultato) e fare lo stesso per tutti i dati che alimentano i bollettini con il dettaglio regionale, provinciale e comunale, della cosiddetta Sorveglianza integrata COVID-19 dell’Istituto Superiore di Sanità, così come i dati relativi ai contagi all’interno dei sistemi, in particolar modo scolastici. Tutti i dati dovrebbero essere completati dalla data di trasmissione e aggiornamento;
- rendere pubbliche le evidenze scientifiche che mettono in correlazione la valutazione del rischio, le misure restrittive e l’impatto epidemiologico ad esso correlato;
- recepire nella gestione, pubblicazione e descrizione dei dati tutte le raccomandazioni della task force “Gruppo di lavoro 2 – Data collection and Infrastructure“, presenti nel documento “Analisi dei flussi e mappatura delle banche dati di interesse per la task force dati per l’emergenza COVID-19”;
- nominare un/a referente COVID-19 su dati e trasparenza e un/a referente per ogni regione, a cui la società civile possa fare riferimento;
- istituire un centro nazionale, in rete con omologhi centri regionali, dedicato ai dati Covid, che non solo imponga standard e formati, ma che coordini e integri nuovi sistemi di raccolta e individui le criticità in quelli esistenti.
Vediamo di continuo decisioni prese per limitare il contagio sulla base di dati che non sono pubblici: la trasparenza è alla base di ogni democrazia! I cittadini hanno il diritto di conoscere su quali dati e quali analisi si basano le decisioni prese dal governo per le restrizioni dei prossimi DPCM. Da questi dati dipende la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro, la nostra salute mentale: vogliamo che siano pubblici! E vogliamo che siano in formato aperto, perché dobbiamo permettere agli scienziati e ai giornalisti di lavorare per bene.
I firmatari di questa lettera sono estremamente preoccupati per il crollo di fiducia generato dalla gestione dell’emergenza COVID-19. In questo momento una corretta comunicazione, basata sull’evidenza dei dati, è quanto mai importante per comprendere le scelte istituzionali che hanno profonde conseguenze sulla vita delle persone.
6 novembre 2020
Transparency International Italia, ActionAid Italia, Associazione onData, Scienza in rete, Covid19Italia.help, Cittadini Reattivi APS, Parliament Watch, Info.nodes, Altroconsumo, Associazione Luca Coscioni, Opendata Italia, The Good Lobby, OpenData Sicilia, Legambiente, Medici Senza Frontiere, Slow News, Fondazione Gimbe, Fondazione Openpolis, Unione degli Studenti, Unione degli Studenti; Link Coordinamento Universitario
Giornalisti
- Isaia Invernizzi, Giornalista de Il Post
- Gloria Riva, Giornalista de L’Espresso
- Riccardo Saporiti, Giornalista de Il Sole 24 Ore e Wired
- Luca Tremolada, Giornalista de Il Sole 24 Ore
- Luca Zorloni, Giornalista di Wired
- Raffaele Angius, Giornalista di Wired e Agi
- Alberto Puliafito, direttore di Slow News, con tutta la redazione di Slow News
- Rosy Battaglia, giornalista freelance
- Stefano Vergine, giornalista freelance
le persone/cittadini
- Erika Marconato
- Matteo Brunati
- Moreno Colaiacovo, bioinformatico
- Matteo Fortini
- Giorgia Lodi
Trasparenza e desecretazione atti cts