È ormai in dirittura di arrivo la 29esima Conferenza delle Parti. Iniziata lo scorso 11 novembre, la COP29 di Baku (in Azerbaijan) ha visto riunirsi leader di governi, rappresentanti del mondo imprenditoriale e della società civile per affrontare il tema del cambiamento climatico e per avanzare proposte concrete per contrastarlo. Il programma completo, quindi, include una serie di eventi e dibattiti su argomenti come la finanza climatica, l’adattamento, la mitigazione e le innovazioni tecnologiche.
Nello specifico, il programma copre la “Zona blu” gestita dall’UNFCC (United Nations Framework Convention on Climate Chiange), e cioè dai Paesi che, traducendo, hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Ma anche la “Zona Verde”, uno spazio aperto al pubblico con workshop e iniziative culturali.
Per partecipare alle conferenze è necessario registrarsi, specificando il proprio rapporto con un Paese o un’organizzazione. Le Nazioni Unite permettono l’accesso a membri di ONG, associazioni di vario tipo e giornalisti di seguire la maggior parte degli eventi. Tuttavia, l’ingresso agli incontri delle delegazioni delle varie nazioni è limitato. In questo caso, i media possono assistere solo alle sessioni plenarie, mentre i rappresentanti di organizzazioni riconosciute come “osservatori” hanno accesso anche a incontri appena più ristretti.
A tal proposito, più di 450 organizzazioni di tutto il mondo si sono riunite nel Kick Big Polluters Out (Cacciamo i grandi inquinatori), conteggiando che il numero dei rappresentanti legati al settore del fossile sono più di 1.700. L’alleanza ha evidenziato che il numero dei rappresentanti di questo settore supera quello dei membri delle delegazioni ufficiali dei 10 Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, che in totale sono 1.033.
Sebbene il coinvolgimento dell’industria energetica sia necessaria per guidare una transizione che segua un’economia a basse emissioni, i gruppi ambientalisti temono che i lobbisti del fossile possano influenzare i negoziati internazionali e limitare gli obiettivi di riduzione di combustibili come petrolio, gas e carbone.
Kick Big Poulluters Out è riuscita fare una stima dei presenti perché dalla COP28 l’UNFCCC pubblica l’elenco completo dei partecipanti, specificando anche l’organizzazione di appartenenza.
Tornando agli accrediti, secondo l’analisi di Kik Big Polluters Out, molti lobbisti del fossile si sono registrati, appunto, affiliandosi alle suddette organizzazioni che sono autorizzate a partecipare negli incontri più riservati.
Per l’Italia figurano otto rappresentanti di Italgas, la società di distribuzione di gas naturale controllata principalmente dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Ma anche un rappresentante di Eni, la maggiore compagnia petrolifera italiana. Inoltre, altre tre persone si sono registrate attraverso la Camera di Commercio Internazionale (ICC).
Il 22 novembre si concludono i lavori della COP29. Quali saranno le azioni che i Paesi partecipanti intraprenderanno per mitigare la crisi climatica sempre più evidente? Ricordiamo, tra le altre cose, che il 2024 sarà il primo in cui si è superata la soglia critica di 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali.
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